VERDE '900 Paesaggi in centro storico
L’itinerario si svolge tutto all’interno delle mura della città storica, e in vari casi proprio a ridosso di quei tratti sopravvissuti che spesso hanno saputo trattenere e proteggere spazi a verde, anche se poco noti e meno frequentati.
Il centro di Bologna è ricco di corti e giardini interni, in gran parte privati, anche di notevole dimensione, ovviamente non sempre accessibili. Strade e portici scorrono lungo gli edifici monumentali e le case più modeste, captando di quando in quando e fortuitamente gli scorci di quel verde pulsante all’interno. Il respiro della città vive in tanti casi di questa presenza ora concessa, più spesso negata, ma che comunque si può sottilmente percepire.
Ma anche nello spazio pubblico sono ben presenti aiuole, siepi, alberate, vasche d’acqua, con tutta la gamma di arredi che in genere le caratterizzano. Alcuni di questi luoghi sono veri e propri parchi urbani, in altri casi sono le quinte scenografiche su cui si è conformata l’urbanistica di fine Ottocento, in altri ancora costituiscono le tracce di qualcosa per varie cause scomparso, che sopravvive nel sedime e in alcuni elementi ancora tangibili. Pur essendo luoghi concepiti per il comune benessere e per una aperta frequentazione, a volte alcuni di essi risultano più discosti dai tracciati delle passeggiate o dal cammino quotidiano dei cittadini. Pur prestandosi in tal modo ad usi non sempre congrui e legittimi, si può osservare come per contro vengano riscattati alcuni valori tipici dei luoghi della natura, mostrandosi più isolati, più silenziosi, più “selvaggi”.
Le “scottanti” difficoltà climatiche di questo periodo storico non possono che trovare una fattiva e positiva risposta negli effetti benefici che con tanta semplicità questi spazi verdi pubblici ci garantiscono: un lungimirante lascito dei nostri più prossimi antenati, progettisti ed amministratori, che dall’Ottocento in poi hanno scelto di seminare con pazienza per il futuro. All’ombra di quegli alberi prendano forza le nostre riflessioni sul futuro prossimo.
Daniele Vincenzi